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2009-03-20
Dalla crisi alla rivolta politica: ecco la mappa dei paesi più a rischio
20 marzo 2009
In quali paesi del mondo la crisi finanziaria si potrebbe trasformare in rivolta sociale? A rispondere a questa domanda che agita la politica globale è una ricerca dell'Economist Unit Research che indica come la protesta sociale che sta nascendo dalla crisi economica potrà rovesciare i governi di molte nazioni. Scorrendo le varie posizioni della classifica, composta da 165 stati, non è una sorpresa che le prime siano nazioni africane la cui stabilità politica e sociale è già molto compromessa, come lo Zimbabwe, il Ciad e il Congo. Nè che al sesto posto ci sia l'Iraq e al settimo l'Afghanistan. Però, è osservando i paesi "occidentali" che si nota qualcosa che può far vacillare le aspettative. Prendiamo gli Stati Uniti, che anche se si trovano al 109esimo posto, sono giudicati più a rischio del Rwanda e del Madagscar, dove da poco c'è stato un colpo di stato. Prima degli Usa, però, ci sono due stati europei, vale a dire la Grecia e la Francia, dove di recente ci sono state della manifestazioni di protesta anche contro negozi di marchi di lusso ed ex dirigenti di compagnie finanziarie in crisi.
L'Italia si trova al 120esimo posto e risulta così essere un paese più a rischio di Irlanda e Gran Bretagna (al 132esimo posto a pari merito). Quasi alla fine della classifica ci sono molti paesi europei, come la Germania (150esima, stessa posizione del Giappone), Austria e Lussemburgo (154), e la Svizzera al 160esimo posto. I paesi più sicuri del mondo sono quelli del Nord Europa, vale a dire Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia.
Posizionamenti a parte, secondo i ricercatori dell'EIU, nei prossimi due anni i governi di 95 dei 165 paesi studiati sono da considerarsi a "rischio alto o molto alto". Degli altri, 53 sono giudicati a "rischio moderato" e soli 17 a "rischio basso". E il responsabile del rapporto, Alasdair Ross, ha commentato: "Allarmi preoccupanti sulle gravi conseguenze sociali della crisi economica arrivano con una frequenza crescente, ma vengono spesso scartati come troppo interessati, di matrice politica o dell'allarmismo comunque strumentale. Noi però crediamo che la minaccia sia grave, e che il rischio che deriva dal falso senso di sicurezza sovrasti quello dell'esagerazione".
20 marzo 2009
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